La neurocosmesi rappresenta un nuovo approccio al mondo della bellezza, che vede connettersi pelle e mente attraverso prodotti che stimolino dopamina e serotonina.
Affermare che esista una connessione tra mente e pelle non è certo qualcosa di nuovo: è esattamente questo il campo di azione della neurocosmesi, una branca della biologia cutanea che si occupa di creare un nuovo approccio alla bellezza, fatto di formulazioni cosmetiche che agiscono tanto sulla mente, quanto sul corpo. La neurocosmesi è dunque un approccio del tutto nuovo alla skincare, che potrebbe cambiare il modo di prendersi cura della pelle intervenendo su fattori come lo stress, oltre che su imperfezioni e segni dell’invecchiamento: di fatto, significa andare oltre il cosmetico e abbracciare la psicocosmesi, che genera sensazioni positive anche grazie all’uso delle texture, dei packaging e delle profumazioni per una sensazione di benessere a 360 gradi. Cosa aspettarsi dal futuro? Una cosmetica più felice, realizzata con prodotti specifici che si prendano cura della pelle e dell’umore.
Come di manifesta la connessione tra pelle e mente?
La pelle parla di noi: i nostri stati d’animo, infatti, si manifestano anche attraverso delle reazioni cutanee che possono presentarsi sotto forma di herpes o eczema in caso di stress. È noto, ad esempio, come il cortisolo – l’ormone dello stress – possa provocare acne e dermatiti, ma anche influire sul sistema immunitario, sul sonno e persino aggravare l’invecchiamento cutaneo. La pelle, infatti, è un organo estremamente vitale, addirittura il primo a formarsi nel grembo materno e – forse per questo – ancor più strettamente collegato attraverso le terminazioni nervose a tutti gli organi del corpo. Ovviamente, non si tratta solo di un rapporto in negativo, infatti, profumi, texture e persino colori possono avere un effetto positivo sulla skincare, rendendola un’esperienza di fatto polisensoriale.
Che cos’è esattamene la neurocosmesi?
La neurocosmesi indaga il rapporto tra pelle e cervello e, in particolare, si ripropone di stimolare i neurotrasmettitori che producono le endorfine e generano buonumore. Un approccio che forse potrebbe essere annoverato nella Clean Beauty, in quanto si avvale di formulazioni assolutamente non tossiche per la pelle, ma anzi studiate per portare il massimo giovamento contro stress ossidativo e invecchiamento precoce e, addirittura, proteggere il DNA dai radicali liberi. La base della neurocosmesi, dunque, è la ricettività della pelle che, raccoglie sensazioni relative al calore, alla pressione e al comfort. Di fatto, la neurocosmesi crea prodotti che non vengono semplicemente assorbiti dalla pelle, ma la stimolano, raggiungendo il sistema nervoso.
Quali sono i principi attivi utilizzati nella neurocosmesi?
La principale caratteristica degli attivi utilizzati all’interno dei prodotti della neurocosmesi è la loro capacità di stimolare la produzione di dopamina e serotonina e, di conseguenza, il buonumore. Generalmente di origine vegetale – olio essenziale di pepe rosa e papavero blu ne sono un esempio – hanno anche degli effetti “meccanici” sulla pelle del viso come la capacità di migliorare la microcircolazione, distendere i muscoli o le rughe: in quest’ultimo caso, il merito è dei peptidi, ovvero delle molecole di amminoacidi che favoriscono la reazione tra enzimi e ricettori. Di grande importanza, naturalmente, anche profumi e colori che contribuiscono a rendere completa l’azione della neurocosmesi.
A chi è più adatta la neurocosmesi?
Salvo particolari allergie o problematiche, la neurocosmesi può prendersi cura di qualsiasi tipo di pelle, specialmente se realizzata con ingredienti certificati e sicuri. Proprio per questo, almeno teoricamente, i prodotti della neurocosmesi possono essere utilizzati anche per i bambini, sebbene la principale applicazione di questo tipo di cosmetici sia rivolto a contrastare gli effetti dello stress e dell’invecchiamento. In particolare, uno dei processi più studiati da questa scienza è la glicazione, ovvero la degenerazione delle cellule. I prossimi obbiettivi? Certamente una stimolazione sempre più mirata dei neurotrasmettitori epidermici, magari combinata anche a luce e colori.
Foto copertina: Unsplash, Zulmary Saveedra
Paragrafo 1: Unsplash, Audrey Jackson
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