Intervista a Francesca di Carrobio, Amministratore Delegato di Hermès

by 23 marzo 2020
Intervista a Francesca di Carrobio, Amministratore Delegato di Hermès

Abbiamo avuto il piacere di intervistare Francesca di Carrobio, per Hermès. Le abbiamo chiesto come si è evoluta l'Azienda negli anni e del nuovo lancio beauty: il primo rossetto firmato dal brand!

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La sua carriera inizia in Hermès Italia e lì si è evoluta moltissimo, era il suo sogno?

Quando ero ragazza volevo assolutamente vivere in Italia, era il mio sogno, così sono partita da Bruxelles dopo essermi laureata e sono venuta a Milano. Sognavo l’Italia, anche se non l’avevo mai realmente vissuta, l’avevo conosciuta solamente attraverso le amicizie e le vacanze estive, il mio sogno era vivere in questo paese, sposare un siciliano e avere una famiglia.

Il mio primo vero lavoro è stato nell’agenzia di pubbliche relazioni Carla Nani Mocenigo dove mi occupavo di brand molto importanti, come ad esempio Elizabeth Arden. Dopo un anno in agenzia volevo provare a lavorare in una grande azienda e conobbi la famiglia Bonetti, che erano allora i proprietari di Deborah. Il mio compito per loro era quello di posizionare il brand nelle profumerie accanto a marchi lusso come Chanel e Dior, lavorando a fianco del reparto commerciale dando un’immagine di prestigio all’azienda.

Ho iniziato a lavorare in Hermès Italia a Milano il 7-10-1987 come Responsabile Ufficio Stampa, la filiale si era formata appena una settimana prima. A soli 25 anni, dopo un primo colloquio, venni convocata a Parigi per incontrare il Presidente Jean Louis Dumas. Da quel giorno sono cresciuta con l’azienda. Ufficio Stampa, poi la parte sulla comunicazione, gli eventi, finché un giorno nel 2004 mi è stato proposto il ruolo di Amministratore Delegato. Ho partecipato allo sviluppo dell’intera società, l’ho vista crescere e cambiare, fino ad oggi.

Amministratore Delegato, madre, moglie. Come fai a conciliare tutto?

Beh, è sicuramente complicato! Non mi sono mai definita una donna carrierista che si deve riscattare o che deve emanciparsi. Appartengo però a una famiglia dove sono stata educata all’indipendenza e per me, il motore della vita è sempre stata la libertà.

L’unico segreto per riuscire a far conciliare il tutto è saper fare delle scelte, non si può essere mondane e uscire ogni sera, avere dei figli e gestire tutto. Io ho scelto di avere una vita più semplice, mia figlia ha fatto la scuola pubblica vicino a casa in modo da poterla accompagnare ogni volta che potevo e partecipare alla vita della comunità. Partecipare il più possibile ai momenti familiari anche se si è donne che lavorano e si è impegnate. Io ho scelto di essere una madre e di lavorare.

Come si è evoluto il brand nel corso degli anni?

Hermès è sempre stato Hermès, e sicuramente molto del suo successo si deve alla visione di Jean Louis Dumas che continua ancora oggi sotto le redini di Alex Dumas. Nel 2005 eravamo 3.000 dipendenti, oggi nel 2020 ne contiamo quasi 15.000.

La sua visione era molto semplice, Jean Louis Dumas è stato il primo nell’ambito del lusso a capire che è fondamentale avere il completo controllo dell’immagine del marchio. Per renderlo possibile sono stati creati dei legami esclusivi con i fornitori, è stata integrata internamente la produzione (quasi l’80% è prodotto in casa) e abbiamo un totale controllo sulla qualità. L’Azienda vanta vari poli, come quello della seta a Lione, lo stesso vale per le pelli e il cuoio, tutto rigorosamente Made in France.

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Tra le frasi che ripeteva sempre Jean Louis Dumas mi piace ricordare questa: «un prodotto o è Hermès o non lo è» non ci sono altre opzioni, e se lo si acquista è perché si desidera quel tipo di oggetto, che è unico. Negli anni ’80 poi, Dumas ha ampliato la sua rete di distribuzione scegliendo i rivenditori e le concessionarie che potevano avere il marchio Hermés.

Oggi l’Azienda ha il completo controllo sull’immagine dei propri negozi su tutto il territorio nazionale e anche nel mercato estero. Ci sono attivi 11 punti vendita in Italia, dove si crea l’esperienza d’acquisto che spazia dall’online al fisico.

Una sua frase ci ha profondamente colpito «L’orologio è l’unico oggetto con un cuore che batte» crede che gli oggetti debbano sempre raccontare una storia?

“Da Hermès ogni oggetto ha un suo utilizzo”, non c’è dunque un oggetto inutile e di conseguenza ogni oggetto va utilizzato, non esiste quindi l’oggetto per l’oggetto. Tutte le nostre creazioni hanno una loro storia, derivano da un nome, un fumetto, un’ispirazione naturale o un’opera d’arte, dietro ogni oggetto c’è un costante lavoro di ricerca e quindi un metodo moderno per veicolare la cultura.

Dopodiché l’oggetto Hermès è destinato a durare e a essere tramandato per generazioni, questo perché viene realizzato con ottimi materiali. Da Hermès diciamo sempre che: l’oggetto inizia a vivere, quando viene comprato dal cliente perché è lui che gli da la vita. Dunque che sia un’agenda o una borsa, chi acquista un oggetto Hermès ricorderà per sempre quel giorno e sarà un momento unico e irripetibile. Oggi più che mai conservare un oggetto o addirittura solo il sacchetto di Hermès è un modo per preservare il ricordo di quel preciso momento.

Di conseguenza come Hermès, si sta muovendo verso i trend green come l’ecologia, il riciclo e la filiera di produzione consapevole?

Hermès da sempre cerca di attuare delle scelte green, ad esempio tutte le tinture che utilizziamo sono ecologiche e non inquinano.

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L’Azienda si considera da sempre green ed ecologica, perché ogni artigiano crea la sua borsa, utilizziamo tutta la pelle senza produrre scarti e per noi questa filosofia è sempre stata implicita nei valori del brand. Oggi dobbiamo parlarne e in molti ci chiedono quali cambiamenti intendiamo apportare o stiamo apportando. Facciamo ricerca, per trovare delle soluzioni a lungo termine che vadano incontro ai cambiamenti del mondo.

Che cosa consiglieresti alle giovani donne che vogliono sia una carriera che una famiglia?

Tra le mie regole c’è quella di «andare ogni giorno in ufficio con il sorriso» non è sempre facile ma è l’unico modo per continuare a evolversi ed è l’unico modo per rimanere fedeli a se stessi. Sono rimasta in Hermès per questo motivo, perché i valori dell’azienda sono anche i miei, il prezzo di un oggetto rappresenta il suo reale valore, l’uso esclusivo di materie prime di eccellenza e il supporto degli artigiani. Hermès è un’azienda con le idee molto chiare, non facciamo investimenti che non analizziamo prima attentamente e soprattutto abbiamo rispetto di tutti i nostri dipendenti.

Far carriera è possibile unicamente se ci si circonda di persone molto in gamba e se si crea un team competente e allo stesso smart, creando così un senso di cooperazione. Avere un figlio non deve essere considerato come una rinuncia, non lo è, oggi le giovani donne possono essere tutto quello che desiderano. In qualche modo ci si organizza, non bisogna aver paura di niente.

Perché la decisione di lanciare una linea beauty? E perché proprio un rossetto?

Hermès si occupa di bellezza dal 1961 quando ha lanciato la linea di profumi, creati esclusivamente nella nostra fabbrica in Normandia. Abbiamo scelto di lanciare come primo prodotto beauty un rossetto perché Hermès è colore, in particolare l’arancione. I nostri prodotti beauty saranno disponibili in solo 5 punti vendita di Milano, Roma e Torino.

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Proprio come il claim che abbiamo scelto per la campagna pubblicitaria «l’arancione si tinge di rosso» questi rossetti sono un inno sia all’eleganza sia alle sfumature. Sono disponibili in 24 shades e in due finish, matte e suède. La particolarità è che sono rossetti ricaricabili: una volta terminato il prodotto, il flacone può essere riempito di nuovo.

Il packaging è stato creato da Pierre Hardy, Creative Director dei gioielli della maison. L’astuccio cilindrico è in metallo e calamitato con alternanza di colori e sono disponibili anche 3 limited edition create in base alle stagioni e avranno delle capsule colorate. La linea è arricchita da un balsamo labbra e un pennello per applicare il rossetto.

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