Nato recentemente: il movimento Giapponese capitanato dall’attrice e modella Yumi Ishikawa è la risposta al #MeToo contro la dittatura dei tacchi alti!
Nel 2017 Alyssa Milano con un “semplice” tweet ha fatto nascere il movimento #MeToo che negli Stati Uniti e in tutto il mondo ha unito milioni di donne vittime di violenza. Oggi, nel 2019 in Giappone, nasce la sua risposta asiatica: il movimento #KuToo che vuole abbattere le severe regole estetiche imposte alle donne giapponesi nell’ambito lavorativo. Ad accomunare i due movimenti non c’è solamente lo stesso social network su cui sono nati, ma lo stesso ideale: la difesa dei diritti delle donne sul lavoro. Nel primo caso difendere le donne dalle molestie, nel secondo caso potersi rifiutare di indossare scarpe con tacco alto in ufficio.
La stessa Yumi Ishikawa ha infatti raccontato in un tweet, che le era stato imposto per un lavoro part time come receptionist a un evento, dunque un impegno che l’obbligava a restare per molte ore in piedi, di indossare un tacco da 5 cm.
#KuToo il movimento Giapponese contro la dittatura del tacco 12
Benché possa sembrare molto meno importante e con un impatto sociologico diverso, le donne in Giappone vengono ancora represse, non solo nella società, ma in particolare modo nell’ambito lavorativo. Nato da un gioco di parole – la parola “kutsu” che in giapponese significa “scarpe”, e “kutsuu”, che vuol dire “dolore” – in pochi mesi il collettivo #KuToo ha ottenuto il supporto online di quasi 20mila persone diventando virale. Quello che viene richiesto a gran voce dalle donne è: una legge che vieti alle aziende di imporre l’utilizzo di scarpe con il tacco alto negli uffici.
« È una discriminazione sessuale e una forma di molestia » ha affermato Yumi Ishikawa, che si è fatta portavoce di questa rivolta.
Il #KuToo pone l’accento sulla gravità nella tutela dei diritti delle donne in Giappone e sfortunatamente è una lotta ancora lunga, quella delle donne giapponesi, che hanno ricevuto dal Ministro Giapponese Takumi Nemoto un severo no: «indossare scarpe con tacchi alti è necessario e appropriato». Benché faccia parte del G7, secondo il Global Gender Gap Index del World Economic Forum, il Giappone si trova al 110 posto in una classifica di 149 Paesi per quanto riguarda la parità dei sessi e trattamento delle donne. Inoltre il tasso di occupazione delle donne è tra i più bassi al mondo.
Unite possiamo fare la differenza!
Infine, già nel 2015 la “dittatura del tacco 12” si era presentata durante il Festival del Cinema di Cannes, portando l’attrice Emily Blunt a dichiarare: “non dovremmo più indossare i tacchi, dovremmo presentarci tutte sul red carpet con scarpe basse”. Dunque il binomio, tacco alto – femminilità, diventa archetipo di sessismo e repressione e non più di eleganza o stile: nessuna persona dovrebbe essere obbligata dalla società a indossare abiti che ne terminano il genere, contro la sua volontà.
I tacchi alti rappresentano ancora oggi uno dei più grandi stereotipi di genere legato alla donna, tanto da obbligarla ad indossare una calzatura scomoda solo per rendere il corpo più accattivante. Sostenere la rivolta giapponese, il movimento #MeToo e di ogni donna nel suo quotidiano, è oggi sempre più fondamentale: schierandoci tutte insieme dalla parte della libertà di genere, d’espressione e abbattendo i preconcetti sessisti e sessuali legati al corpo della donna in tutta la sua interezza.